Dieci anni più tardi, al suo rientro in Italia, dopo le vittoriose campagne militari, assurge agli occhi del popolo romano all’ideale del leader, personaggio carismatico e fondamentale per il raggiungimento del benessere e della sperata pacificazione in tutte le province. L’assassinio nel 44 a. C. del dittatore acclamato solo pochi giorni prima, scatena una lotta senza quartiere che si concluderà solo dopo la battaglia di Azio del 31 a.C. con il figlio adottivo di questi, Ottaviano proclamato dal Senato di Roma, Augusto, primo imperatore.
il carico delle anfore su una nave
Queste vicende si inquadrano nell’arco cronologico che va dalla distruzione di Cartagine operata nel 146 a.C. alla fine del primo secolo a.C., dove pressante e continua era la necessità della Repubblica prima, e dell’Impero poi, di appezzamenti di terreno da assegnare ai veterani-coloni che avevano combattuto nelle campagne militari di Roma. Il nascente Impero troverà nella provincia Africana ampio soddisfacimento a queste istanze.
In breve tempo, nel solo volgere di poco più di cento anni dal 146 a.C. al 27 a.C. anno in cui Ottaviano assurge alla carica di Augusto, l’ Africa vetus associata alla Numidia diverrà Africa Proconsolare, una nuova provincia, considerata a ragione, il granaio dell’Impero. La produzione agricola e alimentare delle province africane, a cui si sono nel frattempo, aggiunte la Mauretania Cesariense e Mauretania Tingitana, comprende oltre che i cereali che viaggiano verso la capitale, presumibilmente in sacchi, anche l’olio e le salse e derivati di pesce.
Le province africane invadono il mediterraneo, verso i ricchi mercati della capitale e in genere della penisola Italiana, con i loro prodotti di prestigio e l’ormai ambito e richiestissimo garum. I primi secoli dell’Era di Cristo vedono così fiorire, in queste province, la produzione dei contenitori ceramici per il trasporto dell’olio: parliamo delle Anfore Tripolitane conosciute in tre varianti. L’A. Tripolitana I attestata a partire dal I° secolo d.C. e fino alla metà del II°, ha corpo cilindrico con un altezza variabile dai 95 ai 110 cm., il collo troncoconico si innesta nel corpo con un deciso stacco, l’orlo è a doppio gradino, le anse sono a nastro e il puntale cavo.
L’argilla è color rosso arancio e presenta una spessa ingubbiatura chiara sulla superficie. L’A. Tripolitana II° si diffonde prevalentemente a livello regionale e si differenzia dalla precedente per un collo meno pronunciato, e le anse presenti direttamente sul corpo dell’anfora anziché sulla spalla; l’altezza è di 115 cm. ed è attestata la sua presenza fino a tutto il IV secolo. L’A. Tripolitana III ritorna ad avere le anse sulla spalla ad innestarsi al di sotto dell’orlo e vede, a differenza delle due precedenti, la sua diffusione in tutto il bacino del mediterraneo fino alle regioni dell’Europa centrale a partire dall’inizio del III° secolo e per tutto il IV°. Il 193 d.C. vede salire al ruolo che fu di Augusto, il primo imperatore africano: Settimio Severo.
anfora Tripolitana III - III e IV secolo
L’africana Piccola o anche Africana I è alta circa 90/95 cm con un corpo cilindrico allungato, collo breve e orlo estroflesso, piccole anse a bastone appiattito dal collo alla spalla del contenitore e puntale cavo; l’argilla è rossa, tendente allo scuro, con sovente una ingubbiatura chiara all’esterno. L’Africana grande o Africana II differisce dalla sorella sopratutto per l’altezza che può raggiungere i 110 cm. Dall’inizio del IV° sec d.C.
Alla metà del V° dalle stesse zone di produzione delle Africane I e II vediamo la nascita delle Anfore cilindriche di medie dimensioni (classificazione Keay XXV, 1-3) sempre con corpo cilindrico, un collo più allungato delle precedenti, puntale più marcato, altezza di 100/110 cm con un’argilla rossastra e una ingubbiatura chiara. L’invasione Vandala dei territori africani a partire dalla prima metà del IV° secolo di fatto non produce un interruzione delle produzioni e delle esportazioni ma piuttosto un suo ridimensionamento e così assistiamo alla nascita delle particolarissime anfore chiamate Spateia, con un corpo assolutamente affusolato e collo e puntale allungati.
Queste anfore danno l’idea del ridimensionamento della necessità di trasportare grandi quantità di prodotto. Hanno un altezza molto variabile e si prestano per trasportare olio ma anche olive, conserve di pesce e vino. Sono diffuse dal IV° al VII° secolo sia nel bacino del mediterraneo sia nelle regioni Europee occidentali e orientali.
Termino questo terzo contributo sulle anfore da trasporto con una menzione speciale per il tipo Keay LII diffusa fra il IV° e il VII° secolo in molti centri del mediterraneo. Trasporta vino ed è prodotta nel meridione d’Italia, sopratutto in Calabria. Si caratterizza dalle sue ridotte dimensioni con un’altezza di soli 40 cm. corpo ovoide e fondo ombelicato, anse a sezione ovale a bastone e colori variabili dal beige rosato al marrone.
anfora Keay LII
Ovviamente l’excursus tipologico sulle anfore che sono circolate nel mediterraneo nei due millenni avanti e dopo Cristo non può esaurirsi in questi tre contributi. Penso alle late roman, ai dolia, alle anfore provenienti dal bacino orientale del mediterraneo nella tarda antichità e nel corso dell’alto medioevo. I lettori che volessero avere maggiori informazioni e ragguagli possono contattarmi per approfondimenti e chiarimenti, sarò lieto di scambiare con loro opinioni e raffronti.
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