jueves, 12 de agosto de 2010

ARCHEOSUB – LE ANFORE (seconda parte)

A cura di Ivan Lucherini
colophon_ivan_lucheriniQuando nel 146 a.C. Roma al termine della terza guerra punica, rade al suolo Cartagine, la Città eterna è impegnata anche sul fronte orientale della Grecia per ottenere il dominio del Mediterraneo. La costruzione di un impero, come sarà quello romano, è cosa impegnativa e richiede grossi sforzi organizzativi. Migliaia di soldati e di coloni che si spostano per sostenere questo sforzo bellico e di occupazione stabile dei territori, richiedono consistenti approvvigionamenti di materiali e di provviste alimentari. Il vino prodotto nella penisola italiana, dalle fattorie condotte utilizzando la manodopera schiavile, proveniente dalle regioni conquistate, ormai assurge alla qualità e al prestigio che noi oggi riconosciamo ai vini DOCG a denominazione d’origine controllata e garantita e figura fra i prodotti più richiesti in tutti gli stanziamenti più esterni al costituendo impero. Siamo nella seconda metà del II° secolo a.C. e l’anfora greco italica, nata ad imitazione dei contenitori provenienti dalla patria del simposio, la Grecia, nella sua forma tarda viene soppiantata da un altro contenitore, più adatto al trasporto, maggiormente affusolato, anche leggermente più alto: l’anfora Dressel 1.
 
 



anfore Dressel 1
anfore Dressel 1
La cronologia di produzione e diffusione di questo importantissimo testimone del commercio mediterraneo, va dalla seconda metà del II° secolo a.C. a tutto il I° secolo a.C. e dimostra come il vino, prodotto nelle regioni centro italiche, sia apprezzato ormai in tutto il vasto territorio conquistato dai romani: dalla Gallia alla Gran Bretagna, dalla Spagna ai territori del centro Europa.


Dell’anfora Dressel 1 ne sono state classificate tre varianti denominate A, B e C che si distinguono fra loro per alcune differenze morfologiche. Tutti i tre tipi hanno corpo ovoidale, lungo collo e anse anch’esse lunghe, a bastone, che partono sotto l’orlo e poggiano sulla spalla, che nel tipo C è più arrotondata mentre nei tipi A e B mostra una più evidente carenatura. L’altezza media di queste anfore va dai 100 ai 120 centimetri. Risultano più basse le tipo A circa 100 centimetri rispetto ai tipi B e C che possono arrivare ai 120 centimetri. Questa forma di contenitore anforario prodotto nei territori della penisola italiana fu imitato da figline delle provincie romane della Betica, della Narbonese e della Tarraconese.
 
 



anfora Dressel 1b
anfora Dressel 1b
Nella penisola iberica nasce su un evoluzione della Dressel 1B, la Pascual 1 che, oltre alla associazione per il prodotto trasportato è accomunata, al tipo precedente, dal medesimo orlo a fascia verticale svasato. Quest’anfora è diffusa nel mediterraneo dalla metà del I° sec. a.C. alla metà del successivo. Fu prodotta, in origine, in centri situati lungo la costa nord orientale della penisola Iberica. Successivamente se ne produssero altri esemplari nel sud est della Gallia.


Gli archeologi, studiando la distribuzione dei bolli impressi sui contenitori da trasporto prodotti dalle fornaci della regione del basso Ebro, hanno potuto definire che le anfore del tipo Pascual 1 viaggiavano nello stesso periodo e nelle stesse stive delle navi che trasportavano anche anfore Dressel 2/4 e Dressel 7/11; in particolare la figlina dell’Aumedina, vicino a Tarragona, utilizzò il bollo “TIBISI” per identificare tutti e indistintamente i tre tipi di anfore, certamente destinate a trasportare diversi prodotti, vino per la Pascual 1 e la Dressel 2-4 e salse di pesce per la Dressel 7-11. La distribuzione geografica dei ritrovamenti delle anfore Pascual 1, allo stato attuale delle conoscenze, comprende il solo Mediterraneo occidentale, con attestazioni lungo la costa della Catalogna, nel golfo di Leòn e nell’Italia tirrenica; precisamente a Empuries, Port la Nautique, Fos, Marsiglia, Sainti Cyr sur Mer e Pompei.
Il rinvenimento di questi contenitori a Pompei è attestato anche da altri esemplari con bolli diversi, come “C.MVSSIDI NEP”, quest’ultimo rilevato anche su un esemplare messo in luce dagli scavi nei magazzini di Ostia, che va a completare, la presenza, fino ad oggi accertata, insieme ad un altra Pascual 1 con il bollo impresso “M.PORCI” anch’esso presente a Pompei, di questo tipo di contenitore anforario sul suolo italiano. Nelle figline presenti nella penisola italiana l’evoluzione delle Dressel 1 prende il nome, nella primigenia classificazione anforaria, di Dressel 2-4 anch’esse destinate al trasporto del vino.
Questa forma, leggermente più bassa della progenitrice, presenta una spalla carenata, collo cilindrico più corto che nella Dressel 1, anse bifide, a volte con gomito arrotondato. Questo tipo di anfora è prodotta nelle figline delle regioni italiane costiere del Tirreno a partire dalla seconda metà del 1° sec. a.C. E fino a tutto il 1° sec. d.C. La sua diffusione è prevalentemente nel bacino Mediterraneo occidentale, lungo le coste italiane, in Francia e Spagna.
Negli stessi anni di diffusione della Dressel 2-4, arriva dalla Betica, all’estremo sud della penisola Iberica, l’anfora Dressel 7-11. In verità il Dressel quando compilò la suo famosa classificazione riconobbe questo tipo di anfora in ben 5 modelli diversi. Successivamente l’evoluzione degli studi, raggruppò questi cinque modelli in cinque varianti dello stesso tipo di contenitore. Il prodotto trasportato erano le salse di pesce. La Dressel 7-11 presenta un corpo ovoidale con una rastrematura superiore o meglio un allargamento della parte inferiore del corpo stesso, puntale alto e vuoto, orlo estroflesso e a volte modanato. L’altezza era di circa 85/90 centimetri.
 
 



anfora Pascual 1
anfora Pascual 1
Il vino della Gallia meridionale viaggia fra il I° e il III° sec d.C. In anfore ceramiche con un puntale particolare che le rende certamente identificabili: le Pelichet 47, anche riconosciute con il nome di Gallica 4. Queste anfore con il corpo piriforme e rastremato verso il puntale, avevano un collo corto, un orlo ad anello e piccole anse con scanalatura mediana. Erano piccole, 60, 65 centimetri e adatte, per questo, anche a trasporto su chiatte o su carri.


Uno dei prodotti più diffusi, nel mercato gestito dall’autorità romana, era l’olio. Serviva per cucinare ma anche per illuminare. Nella logica del nascente impero dove, allora come oggi, in Italia, pane e circo erano necessità assolute, l’olio era un prodotto che non doveva mancare alle centinaia di migliaia di cittadini romani presenti nell’urbe.
Roma, dopo aver sconfitto Cartagine e dopo essersi impossessata nell’ordine della Sardegna, della Penisola Iberica e di quelle che diverranno le provincie africane, trova ovvia soluzione al problema: importare nella capitale tale prezioso elemento in quantità industriali. Arriva così nella capitale l’anfora Dressel 20. Diffusa dal I° al III° sec. d.C. in tutto il Mediterraneo occidentale è prodotta nella Betica e ha un altezza di circa 75 centimetri. Ha un corpo tozzo e rotondo, molto pesante, circa 23 chilogrammi a vuoto, un puntale appena accennato e collo breve.
Le anse sono a forma di bastone molto spesse, innestate da sotto l’orlo alla spalla. A Roma ne arriveranno talmente tante che i frantumi dei contenitori Dressel 20 a perdere formeranno negli anni una collina artificiale: il monte Testaccio….


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